Non sono tra quelli che si rifiutano di parlare di politica perché l’impegno intellettuale pretenderebbe quel distacco, francamente snob, che io non ho mai compreso. Probabilmente non lo comprendeva nemmeno Platone, quando diceva:
Una delle punizioni che ti spettano per non aver partecipato alla politica è di essere governato da esseri inferiori
Io sarei d’accordo con lui. Quindi c’è poco da essere snob.
Ma lo capisco. La politica odierna, se vogliamo dell’ultimo mezzo secolo, è diventata indegna di critica. Non è argomentativa; non è assertiva; non è ponderativa, riflessiva, accentrata sui temi di cui si occupa. E’ una poltiglia informe di retorica demagogica, conduzione burocratica, becero clientelismo e comitati d’affari personalistici per arricchirsi e gestire potere. Si rischia solo d’imbrattare le proprie, altre, riflessioni, occupandosi del nulla; cercando di trovare significati che non esistono più.
Platone inorridirebbe, sebbene fosse già consapevole della brutta piega che stava prendendo la cosa, altrimenti nemmeno avrebbe pensato a quella frase. Cicerone, in seguito, ha vissuto il suo devastante culmine, al tempo stesso in cui Lucilio inventava la satira e Orazio la declamava nella politica, dissacrandola e svelando i voltafaccia dei politici.
Storia vecchia, insomma. Oggi abbiamo solo raggiunto un nuovo apice, e non riesco a immaginare la politica peggiore di quella che viviamo oggi.
Si, perché dalla retorica demagogica siamo passati all’infantilismo. Un infantilismo psichico ben lontano da quello pascoliano del fanciullino beato che osserva e si emoziona al mondo. Se io l‘ho chiamata “politica del fanciullino” non è certo per accostarla al lato poetico della nostra infanzia immortale, ma a quell’altro lato dell’infantilismo: l’innocente “cattiveria”. Sappiamo tutti quanto riescano a essere spietati i bambini, e sappiamo anche che non è mai colpa loro, ma cattiva educazione ricevuta piuttosto che ingenui errori, o ancora la risposta alla violenza che altri hanno esercitato su di loro.
Osservate questa grafica
E’ un post su X (Twitter) di Fratelli d’Italia dello scorso 4 ottobre. Di questo genere di scaramucce infantili ne trovate decine al giorno. Ho selezionato quest’esempio perché mi ha davvero impressionato per il livello raggiunto da tale infantilismo, probabilmente non gradito nemmeno da chi ha votato quel partito politico, a giudicare dall’engagement tra il loro post (1,6% su oltre 40.500 visualizzazioni) è la mia replica (16% su poco più di 1.600 visualizzazioni) che vedete dall’immagine sopra. Se poi ci mettiamo anche i commenti, loro ne hanno accumulato oltre l’80% negativi (una stima, non li ho letti tutti).
Ma non è la prima volta che questo genere di comunicazione - che è uno stillicidio quotidiano su tutti i social - viene censurata a plebiscito sui loro stessi canali. Dai bruttissimi sistemi demagogici vecchio stile, cari a quasi tutti i partiti politici (quindi anche di opposizione), questo destra-centro al governo inaugura nuovi e stupefacenti spazi di comunicazione ultra infantile. Spazi fatti di fanciulleschi “sfottò” dal tenore visto sopra, piuttosto che di supposti successi comunicati con litanie del tipo: «La sinistra gufa, ma noi abbiamo appena ottenuto questa bella cosa».
Potrà mai il cittadino essere informato così? Trattato come fosse un mezzo imbecille? Sulla necessità di riformare la comunicazione ne parlai più diffusamente nel terzo capitolo della mia monografia sulle riforme (non appena l’archivio dei vecchi contenuti sarà completo, la troverete nel menù delle pubblicazioni di maggio 2023).
C’è da parte mia un debole ottimismo circa l’esistenza di una buona platea che percepisce il problema, ed è un problema di cui evidentemente occorre sbarazzarsi nell’unico modo possibile: interessandosi alla politica in maniera seria. Da cittadini seri!
Perché, vedete, la poetica del fanciullino è qualcosa di molto bello, ma la “politica del fanciullino” decisamente no. Non è accettabile. E’ l’apice a cui si riferiva Platone: esseri inferiori che governano chi si disinteressa alla politica. Una meritata punizione pervenuta puntualmente nei secoli; percorrendo tutte le ere politiche e arrivando ai giorni nostri.
Se si pensa che bastino quattro risate come scacciapensieri facciamo un grosso errore. E nemmeno limitarsi a snobbare il fenomeno ritenendolo una semplice manipolazione di minoranze che accolgono devianze nel loro ridotto, se non inesistente, pensiero critico.
Non sarebbe saggio confinare l’infantilismo politico a queste cose, perché esso è naturalmente pervasivo a diversi livelli: inficia la capacità di fare un qualsiasi bene al paese, non potendosi dare alcun credito di competenza a chi comunica in tal modo; semina enormi inimicizie e divisioni tra le persone, le quali finiscono per portare a un livello ancora più elevato quell’infantilismo “burlesco”, facendolo diventare vero e proprio odio.
E di quest’odio ve ne do un assaggio su me stesso, ma in generale siete abituati a leggere i commenti degli odiatori sui social (e non solo in tema politico).
Giusto un estratto di alcune parodie a diversi miei pacati commenti sulla vicenda della giudice Apostolico (ne parlai meglio nello scorso articolo). Qui non ci sono cittadini contro la politica, ma cittadini contro cittadini. Non importa contarli nell’argine della loro minoranza, ma capire il fenomeno e invertire la tendenza. Biasimare chiunque lo alimenti; e se ciò accade per mano della politica occorre essere ancora più severi.
Ma ricordiamocelo! “Dividi et impera”, quel seminare inimicizia e fomentare discordie per dividere il popolo in gruppi che si danno battaglia, difendendo o contrastando la scelleratezza di chi li governa. Troppi cittadini hanno ridotto l’analisi politica a cori da stadio, dileggio da curva sud e violenza verbale senza limiti. Vogliamo aspettare che si passi anche alle vie di fatto?
Riappropriamoci dell’essere popolo unito, e non gruppi di nemici!
Non ci occupiamo di politica, non vogliamo capirla. Questo è il problema che ci sta davvero devastando da 2.500 anni a questa parte. E forse anche di più. Risolviamolo!
Base foto: Particolare del dipinto “Girotondo”, di Pellizza Giuseppe da Volpedo (1906/7, olio su tela)
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