In Italia esiste una considerevole categoria di cittadini che zavorrano il progresso del paese. Bloccano l'evoluzione naturale della società per ragioni personali e fanno parecchio male a tutti gli altri, soprattutto alle prossime generazioni.
Nel bel dipinto di Tiziano che fa da didascalia inversa a quest'articolo, vediamo Sisifo, figlio di Eolo, punito da Zeus per una marachella che aveva combinato. Sisifo doveva portare la sua zavorra, un masso sulle spalle, su per la montagna; ma una volta giunto in cima il masso rotolava giù e lui era costretto a ricominciare.
I pochi cittadini di “buona volontà” si sentono più o meno allo stesso modo: fanno mille fatiche per giungere verso un obiettivo di utilità collettiva per poi vederlo in parte vanificare dai propri concittadini zavorratori.
Ma come Sisifo, che alla fine si diceva soddisfatto anche di ricominciare perché lo riteneva un dovere imprescindibile dell'uomo, anche i cittadini di “buona volontà” non si daranno mai per vinti. Continueranno a riportare quella zavorra dove deve stare, finché non sarà ancorata li per sempre.
Però… signori miei! Abbiate la bontà di comprenderlo prima o poi, che le ingiustizie vanno affrontate, combattute, e possibilmente vinte. Invece, voi vi convincete che sia possibile “aggirare l'ostacolo” alleandovi col diavolo e l'acqua santa contemporaneamente. Certo! Magari in qualche (raro) caso riuscirete a restare a galla, ma alla lunga farete il gioco di chi conosce bene questo stesso gioco, perché l'ha inventato, e vi batterà sempre. Poi fate la fine della famosa “rana bollita”.
Di chi sto parlando?
Partiamo dai soliti noti: gli ignoranti. Ha senso, secondo voi, votare un colore politico alle nazionali e contemporaneamente ostacolarlo scegliendo un altro colore - non diverso ma opposto! - alle regionali? Capirete che se ho il candidato amico alla regionali, ma le mie idee politiche stanno altrove, devo decidere: l'amico o altrove! Se li segno entrambi, sto facendo il mio interesse (sicuramente…) ma da perfetto imbecille! Perché ostacolerò la stabilità politica tra il governo regionale e quello centrale.
E' ciò che hanno fatto i miei concittadini siciliani: promuovono i 5 Stelle come primo partito alle politiche, ma eleggono Schifani del Centro Destra come presidente della Regione Sicilia. Non uno scostamento sul fronte di programmi simili, ma due formazioni politiche con idee agli antipodi. Ha senso: No! Nessuno! Zero! E' completa confusione mentale.
Però i siciliani non sono affatto imbecilli, almeno non tutti. Il fatto è che anche da loro c'è quella categoria di “zavorratori” di cui parlo.
Gli zavorratori, numerosissimi, non sono solo ignoranti. Tra loro abbiamo anche soggetti egoisti, quelli che provano ad aggirare gli ostacoli piuttosto che lottare, come dicevo prima. Anche se è inutile. Lo sanno che alla fine non aggirano un bel niente e non ottengono nemmeno una briciola di quello che immaginavano. Il clientelismo funziona in un certo modo: UNO porta CENTO. Però è solo quell'UNO che probabilmente avrà qualcosa. Gli altri 99 saranno “rane bollite” che ci ricascheranno a ogni tornata, continuando a sperare che arrivi il loro “turno" (di bollire, però! Quello si).
Ma può essere mai?!
Nel resto d'Italia non si può dire che abbiano fatto meglio, perché se proietti un partito dal 4% al 26% (FdI) senza che sia né nuovo, né di idee nuove, né contro il sistema, né, insomma, una qualsiasi ragione plausibile che possa giustificare quest'ascesa, allora possiamo dire che si tratta di “zavorratori protestanti” (interessante accostamento). Usano la matita per protestare: uno vale l'altro, a caso o sentimento; a differenza di chi resta a casa, e a votare non ci va proprio (forse fa anche meglio…).
Il caso degli zavorratori protestanti è difficile da commentare. Esiste più o meno la stessa difficoltà nel tentare di valutare gli astensionisti: persone troppo deluse, spesso ai margini o comunque con troppi problemi irrisolti dall'aver perso ogni fiducia e speranza nella politica. E sono arrivati a essere oltre un terzo della popolazione, al sud più della metà! Sconcertante. Sono decenni che nessun governo rappresenta più la maggioranza assoluta degli italiani.
Gli zavorratori esistono anche tra i politici e fanno danni ancora più grossi. Costoro sono raggruppabili in un'unica categoria: quella del velleitarismo. Litigano con pretesti assurdi, si scindono in gruppetti, formano sub partiti, correnti che diventano autonome, e con la legge elettorale che abbiamo - eufemisticamente imbarazzante - vengono silurati perché non riescono a raggiungere il minimo sindacale. Risultato: tutti i voti presi da questi zavorratori sono perduti. I vari Di Maio, De Magistris, Rizzo, Paragone, Bonino, con i loro partitelli velleitari quanto infantili, alcuni scissi apposta, e in ottima compagnia di un'altra pletora di simboli misteriosi che saltano fuori dal nulla a ogni tornata elettorale. Decine di migliaia di voti in fumo!
Ma non lo sapevano che per molti di loro sarebbe stata una competizione impossibile? Impossibile!
Certo che lo sapevano. Ma essendo, appunto, velleitari con probabili limiti neuronali, ci provano lo stesso; magari per contarsi e poi dire: «Ehi, valgo 100, che mi dai?». E tra loro ne è spiccato uno che li ha battuti tutti: Enrico Letta. Dovrebbe scrivere un romanzo: "Come perdere le elezioni con gli occhi della tigre!".
Ma secondo voi, i politici che zavorrano sono più stupidi degli elettori zavorratori, o tra loro ci sono anche degli avvelenatori di pozzi?
Per garantirsi un futuro si fa questo e altro. Non è certo quella “Buona Politica” di cui parlavo in quell'altro mio articolo.
E vi lascio così. Ho già ciarlato abbastanza di questa congiuntura che fa capo alle zavorre dell'ignoranza e dell'individualismo.
Finché non cambieremo i nostri valori facendoli coincidere con la LOTTA CIVICA, ogni qualvolta sia necessario cambiare qualcosa, continueranno a esserci zavorratori puri, protestanti e velleitari. Ignoranti o egoisti che siano, ma pesantemente colpevoli di far subire le loro scelte affariste e menefreghiste a tutto il resto del popolo: quelli che non votano, ormai schifati, e quelli che ogni volta si fanno il mazzo per scegliere il migliore (o meno peggio) in questa valle di lacrime.
Ma il male più grande, e imperdonabile, lo si fa alle future generazioni. Loro, oltre che danneggiati, crederanno che si fa così. E forse io sto cercando di parlare proprio a loro, sperando che riescano a essere migliori di noi da bravi autodidatti: noi siamo pessimi insegnanti!
Base foto: Sisifo, dipinto di Tiziano (1548), pubblico dominio
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