“Un bel tacer non fu mai scritto”, recitava quel vecchio adagio di epoca medievale. E poi quante altre frasi celebri e aforismi ci invitano al silenzio. Tantissimi.
Per carità, fare silenzio al momento giusto è molto importante. O se preferite: evitare di parlare nel momento sbagliato o con le persone sbagliate. Insomma, perfino Demarato di Sparta, vissuto nel 530 A.C., a un certo punto rispose: «Se fossi stupido non sarei capace di stare zitto», a chi gli chiedeva se il suo silenzio fosse dovuto alla sua stupidità.
La necessità di non dar corda o ammonire chi parla a vanvera è stata sempre avvertita, fin da epoca remota, ma giunge a noi come vera e propria “esaltazione” di un tacere sinonimo di superiorità.
Invero, occorre cautela nel dar troppa enfasi alla questione, e cercare sempre di contestualizzarla anche in funzione del suo tempo. Per esempio, oggi molti si lamentano - e tra tanti lo fece pure Umberto Eco - del fatto che internet, e le reti social in particolare, hanno dato voce a un'infinità di stupidaggini. Vero, ma…
Un vecchio proverbio, forse più moderno di altri, dice: «il silenzio è d'oro e la parola è d'argento». In questo caso si dà valore anche alla parola; la si rende preziosa attribuendole il pregio dell'argento, ma non quanto lo sia il tacere, che rimane più prezioso, come l'oro. Così va senz'altro meglio, perché è necessario comprendere il momento in cui non si dovrebbe intervenire: in un discorso, in un commento, o nel voler fornire a tutti i costi un punto di vista superfluo. E soprattutto non bisogna intervenire se non si conosce l'argomento di cui si parla.
Ma è tutta qui la necessità di stare zitti. Badate bene. E teniamo anche presente che far tacere gli stupidi è impossibile.
Subito dopo dobbiamo tornare a ricordare che “la parola è d'argento”, come avverte il proverbio. Altrettanto preziosa se ciò che abbiamo da dire è pertinente, importante, intelligente, necessario al dialogo. Perché il “tacere” non sia MAI un invito a ignorare, a giudicare, a fornire indizi di superiorità o inferiorità, né limitare la capacità di intervenire e il diritto a sbagliare. E soprattutto non dove essere mai l'invito perfetto per chi è già insicuro di suo.
A volte è perfino necessario invitare - sollecitare! - a parlare chi è restio a farlo.
Nei suoi periodi più bui, Nietzsche denunciava l'esperienza terribile di dover rimanere in silenzio pur avendo molto da dire, allorché nessuno fosse in grado di comprendere il proprio discorso. Tra la sua follia e la nota e dibattuta profondità espressiva di questo grande filosofo.
Parlare è importante, ed essere ascoltati lo è ancora di più. Tacere può essere sintomo di malessere, incapacità di trovare una comunicazione adeguata, introversione eccessiva, fuga dai problemi e rifugio nel pensiero magico. E in queste forme può essere anche pericoloso.
Non esaltiamo il silenzio al di là della sua funzione banale: tacere con gli stupidi. Senza peraltro aspettarsi che loro capiscano di dover fare altrettanto.
Per tutto il resto: parliamo! Esaltiamo e stimoliamo il dialogo, la critica, il pensiero di chiunque.
Base foto: Jerzy Górecki da Pixabay
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