Ho preso in prestito l’ossimorico ”immoto andare” di Montale, dalla lirica di Arsenio: protagonista che esprime il pessimismo cosmico di una vita senza senso. Ma qui le cose sono meno catastrofiche per fortuna, perché il senso forse manca alle idee. Sembrano idee vane in quanto prive del propellente necessario a farle andare. L’immoto andare, dunque.
Oggi avrei voluto parlarvi di Kant su altre questioni pratiche che attengono alla ragione e alla visione delle diverse realtà. Ma l’immanenza di questi continui e urgenti problemi è sfiancante, e ancora una volta mi conduce a rimandare nel tentativo di capirci qualcosa. So già che fallirò.
Proviamo a parlarne lo stesso.
E’ un triangolo. In un lato abbiamo crisi e mancanza di lavoro; nell’altro lato abbiamo il Reddito di Cittadinanza; infine l’ipotenusa che è il presidente Meloni e le sue idee-non-idee sul RdC. Essendo un triangolo rettangolo i primi due lati sono in equilibrio formando un perfetto angolo retto. Ma se l’ipotenusa strattona gli estremi finirà che il triangolo diventa irregolare, e nessuno dei tre angoli sarà più equilibrio.
Quest’ipotenusa in effetti tira da entrambi i lati e storce quell’angolo. I giornali stanno parlando con una frase unisona attribuita alla tabella di marcia del governo Meloni: «Abolire il reddito di cittadinanza per chi può lavorare». Giusto o sbagliato che sia, è già così! Lo ha fatto il governo Draghi, stabilendo che basta rifiutare un qualunque lavoro per perdere il sussidio. Ed è la stessa cosa che vuole fare la Meloni (si dice) che dunque vorrebbe “abolirlo” attraverso un meccanismo che già esiste. Va beh!
Allora è demagogia?
Si ricalca una vecchia e pressante campagna, inutile e dannosa, specie in questo periodo di bruttissima crisi. Eppure, proprio per la crisi dei due lati (i due cateti del nostro triangolo), dovrebbe essere assolutamente chiaro alla politica che il RdC non si può toccare.
Forse il governo Meloni insiste solo per accontentare quegli elettori malamente indottrinati in campagna elettorale, con quella faccenda del RdC “metadone di stato”. Però si devono ritenere davvero tanto stupidi questi elettori, se una parte insiste mentre l’alleato - sulle proprie reti televisive - lascia che le Iene continuino a confezionare servizi pro-RdC.
Ecco cosa sono a mio avviso gli ossimori politici dell’immoto andare. E non sono i soli, ovviamente.
Certo, si può sempre affermare che le trasmissioni TV sono indipendenti. E ci vogliamo credere. Ma non sarebbe più intelligente dire «Ci siamo sbagliati?», e rettificare la frottola comminata agli elettori, preparandoli così alla verità del «Dobbiamo potenziare il RdC, altro che abolirlo!».
No, pare di no. Stavolta sono anche più sorpreso del solito. Perché nel servizio di ieri, 25 ottobre 2022, le Iene avrebbero superato il segno collocandosi a un livello successivo. In 15 minuti scarsi hanno fatto un servizio che appare come un compendio di eccellente sintesi sulla natura indispensabile del RdC e sull’esigenza di un vero e proprio reddito di base incondizionato (RBI o RBU). Ne parlo da anni, e questi echi ad alto impatto mediatico non possono che farmi piacere al di la di tutto.
Gaetano Pecoraro, che si è occupato del servizio, dapprima ha fatto un sunto sulla storiella degli imprenditori che non riescono ad assumere per colpa del RdC (servizi precedenti delle Iene stesse). Quelle storie di cui vi metto qui una recentissima immagine riassuntiva, sebbene estranea al servizio.
Dopodiché, Pecoraro si è spinto fuori confine tra Helsinki e Barcellona, raccogliendo inequivocabili testimonianze di chi ha percepito denaro “gratis” uscendo dalla povertà, e inventandosi anche un lavoro. A costoro giungeva poi l’endorsement di Zuckemberg e Musk, che confermano: «La soluzione è il Reddito Incondizionato», snobbando ipotesi di flat-tax e affini e avvertendo che tutto è sempre più automatizzato, meccanizzato e in balia delle IA. Se lo dicono loro.
L’aveva già detto Bill Gates (se mi leggete lo ricorderete) e un mucchio di altri magnati che hanno compreso il piccolo grande problema che sta divenendo insormontabile.
Un sunto del sunto. Ma mi fermo qui perché non avrebbe senso fare l’intera trascrizione del video. E’ breve, e piuttosto vi consiglio di guardarlo direttamente sul sito Mediaset: https://www.iene.mediaset.it/video/reddito-universale-incondizionato_1171569.shtml
C’è anche il neo primo ministro Meloni che reitera la sua cantilena facendo leva sulle varie truffe, che – per carità! – ci sono davvero come quelle che da secoli interessano i falsi invalidi, la corruzione politica, il nepotismo, e così via.
Buona visione… Ah! Vi chiederete cosa centra la Notte stellata di van Gogh con l’immoto andare politico. In realtà è un dipinto azzeccatissimo: il quadro è indubbiamente immobile, ma l’onirica maestria del pittore lo ha reso dinamico, facendolo sembrare vivo e in movimento, attratti anche da quel vortice astrale che sembra muoversi e provocare vertigini, a osservarlo con insistenza. Quando lo fece van Gogh risultava internato in un manicomio. Ironicamente, direi che anche questo calza a “pennello”.
Base foto: Notte stellata – dipinto di Vincent van Gogh, 1889
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