La nostra Italia è un paese straordinario e spesso istrionico, nei suoi personaggi che la popolano e la vivono. Un certo tipo di esibizionismo è perfino consacrato nella nostra Costituzione, all’art. 21, che sancisce la libertà di parola e l’incensurabilità del pensiero.
Voi mi direte: ma la libera manifestazione del pensiero potrà mai essere esibizionismo o sciocchezza?
Certo che può! E non solo. Oltreché sciocco esibizionismo può essere anche perseguibile. E quest'ultima cosa scombussola; che libertà sarà mai una libertà che se esercitata può mettere perfino nei guai?
Il diritto di parola, e di esprimere anche qualunque sciocchezza, non si deve intendere illimitato, perché non esiste nessun diritto illimitato. Ed è facile capirlo se si pensa che nel diritto di parola non è contemplata l’offesa altrui, non si può diffamare, calunniare, istigare all’odio, procurare allarme sociale, e così via. Altrimenti il diritto di parola si scontra con altri diritti, come quello all’onore e alla reputazione delle persone, oppure alla serena convivenza civile, al decoro dello Stato, dei suoi organi, della sua imparzialità.
Parliamo di un caso ben preciso, così facciamo un esempio concreto.
Mi ha colpito quello che si sta dicendo nei social in queste ore. I sostenitori del generale Vannacci si stracciano le vesti per difendere la libertà di questa persona nel poter dire quello che vuole. In realtà loro non difendono affatto tale sacra libertà, ma si scagliano contro chiunque faccia le premesse “limitanti” che ho appena elencato, e ancor più se si spiega che tale libertà, all’eccesso, può determinare offesa e diritto di denunciare il generale. Questo, ad esempio, è quello che ha fatto Paola Egonu, famosa pallavolista italiana di origini africane.
Di quello che scrisse il generale nel suo libro “Il mondo al contrario”, mi occupai a suo tempo dopo aver letto il libro stesso, e averlo giudicato alquanto privo di utilità e dai toni assolutamente indisponenti, che avrebbero finito per fare arrabbiare qualcuno. E’ successo, era ovvio; già l’esercito militare lo ha sospeso per 11 mesi, a mezzo stipendio e facendogli perdere l’anzianità in regime di sospensione. Non solo, pare coinvolto anche in altre vicende giudiziarie di cui avrete sentito già parlare. Per il sottoscritto rimane comunque innocente fino all’ultimo grado di giudizio e all'eventuale pronuncia definitiva di condanna, perché anche in questo caso è doveroso rispettare i principi garantisti della nostra Costituzione.
Nella sostanza - e a parere del sottoscritto - il generale ha scritto nel suo libro un mucchio di sciocchezze. Ha avuto questa piena libertà di farlo, e io stesso difenderei questo suo diritto con la vita. Ma nel momento in cui qualcuna di queste sciocchezze va a colpire uno di quegli altri interessi e diritti tutelati costituzionalmente e dalla legge - come visto prima - è normale che la gente si arrabbi, si difenda, e denunci. Come ha già fatto lo Stato (organi militari) a prendere i provvedimenti di sospensione poc’anzi menzionati e così motivati (in sintesi): «…carenza del senso di responsabilità [...] lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza armata [...] compromissione del prestigio e della reputazione dell'Amministrazione di appartenenza che può ingenerare possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell'ambito della compagine militare».
Quindi, come per lo Stato (tutti noi!), occorre rispetto anche per Paola Egonu che, ad esempio, si difende e denuncia.
Qui la questione sarebbe relativa alla sciocchezza di voler puntualizzare i “tratti somatici” della Egonu, affermando che non sono italiani. Questo scrive il generalissimo sul suo libro, ma senza fornire una ragione o un contesto che siano di qualche utilità a questa puntualizzazione. Quindi è una sciocchezza.
Chiunque dotato di buon senso non indica una condizione di diversità in un'altra persona tanto per sottolinearlo, senza alcuno scopo che richieda il dover indicare quella condizione di diversità. Se si fa ugualmente, allora è palese che il fine implicito sia quello di denigrare o far sentire tale persona/gruppo - come minimo - a disagio. Vieppiù che l’osservazione proviene da una persona culturalmente preparata (almeno sulla carta, e dai suoi titoli di laurea).
Ed è quello che fa Vannacci.
Egli parrebbe avere anche lo scopo esplicito di sottolineare che l'italianità ha colore e tratti somatici diversi. Questo, oltre a mettere irragionevolmente a disagio una persona - in questo caso la Egonu - la fa anche sentire estranea a quell'italianità che è contesto della discussione di Vannacci nel capitolo in cui se ne occupa. Ma attenzione: è un contesto estraneo a qualunque ragione medica, scientifica, sociale, politica, che richieda di puntualizzare tale estraneità dai tratti puramente esteriori e fisici dell’italianità (che è peraltro molto variabile da nord a sud).
Ecco, allora, la palese sciocchezza. L’ovvietà proferita senza scopo che potrebbe anche restare la sciocchezza che è, senza ulteriore interesse a discuterne. Ma può anche assumere quei connotati di offesa e discriminazione etnica visti prima. E questi non possono essere mascherati - sic et simpliciter! -, dal generale e chi lo difende, dietro il diritto infantile di dire una verità del tutto inutile, ma utile potenzialmente all’offesa.
Ebbene, pare che tutto questo risulti difficile da capire a molte persone.
La PM che ha indagato il generale per “diffamazione aggravata”, a seguito di querela da parte della Egonu, ha richiesto però l’archiviazione, motivando così: «[...] una presa di posizione ideologica (che) seppur potenzialmente idonea a degenerare in pensieri discriminatori di diversa portata, come la storia purtroppo insegna (esprime soltanto) uno sconcertante disagio (del militare) nel confronto con altre culture non privo di discutibili cadute di stile, in termini etici». Pur chiedendo l’archiviazione la PM esprimeva tale severissimo giudizio, che forse sarebbe stato meglio affidare all’apprezzamento anche di un giudice. La Egonu si è infatti opposta all’archiviazione.
Chiuderei con un ultimo esempio, ancora più banale.
Si pensi a una festa dove tutte le persone hanno una statura massima di 180 cm, con la sola eccezione di un individuo altro 2 mt. Pensate di andare da lui e dirgli: «Sei l’unico così alto, mentre tutti noi abbiamo una statura normale». Avrebbe un qualche senso tale osservazione o conversazione? Quell’altezza, peraltro, è un fatto positivo che suscita quasi sempre ammirazione, ma in un contesto dove lo “spilungone” sarebbe in così eclatante minoranza, potrebbe legittimamente cogliere tale osservazione (ovvia quanto inutile) con un certo disagio, tale da farlo sentire diverso, fuori luogo, inadatto. Nessuna violazione penale, ma fondamentale cattiveria, o stupidità, sicuramente un atteggiamento deprecabile e condannabile dal punto di vista etico.
Chi rivendica il diritto di dire delle verità/ovvietà del genere è semplicemente uno sciocco, o potrebbe aver formato un animo cattivo che cerca sfogo nell’imbarazzo e sofferenza degli altri. E se quest’ultima cosa accade ne è naturalmente responsabile e dovrà pagarne le conseguenze (penali e/o sociali).
Corollario: si è liberi di dire sciocchezze, finché queste non danneggiano nessuno e rimangono sciocchezze.
Base foto: Gerd Altmann (geralt) da Pixabay
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