Quando la minaccia è imbattibile

Quando la minaccia è imbattibile

E’ un virus; è il Covid-19. Ma potrebbe essere qualunque altra minaccia per la salute umana che richieda delle prescrizioni per sconfiggerla o limitarla il più possibile. Ma la minaccia vincerà sempre, mettiamocelo in testa. Perché non siamo capaci e preparati per seguire con rigore e pazienza quelle prescrizioni. Non lo siamo come sistema, con le sue regole troppo fragili e rigide che non riuscirebbero a reggere per troppo tempo al logorio delle prescrizioni.

Il sistema di vita e lavoro - la società - non è per nulla flessibile. Si spezza.

Proprio quando si avverte che il sistema si incrina allora vengono meno le prescrizioni, e la minaccia, arginata, messa lì buona buona, magari anche depotenziata, emergerà nuovamente per vincere come può e con chi altro può.

Il Covid-19 è una minaccia arginata, messa alla corde e depotenziata da vaccini, prescrizioni (mascherine, distanziamento, etc.), ed esperienze di cura, che alla fine l’hanno ridotta a un banale raffreddore. E’ così per la maggioranza della popolazione giovane e sana; non sono però ammessi soggetti anziani, fragili o debilitati. Per loro rimane ancora una minaccia. Una grande minaccia.

Nell’ultima settimana, solo in Italia, ne sono morti altri 163 di questi soggetti “deboli”. Soggetti per i quali non esiste ancora vaccino talmente efficace o cure altrettanto valide per debellare l’infezione una volta in corso.

Con i vecchi obblighi degradati a semplici raccomandazioni che pare non rispettare nessuno, come le mascherine in luoghi pubblici, l’isolamento dei positivi, e così via, il virus può circolare indisturbato e ovunque. Ed è comprensibile, laddove già la società non è flessibile sugli obblighi non può riuscire a esserlo nelle mere “raccomandazioni”. Un operaio o impiegato privato come glielo spiega al suo datore di lavoro che vorrebbe seguire le raccomandazioni e rimanere a casa fino alla negatività? Il suo capo gli direbbe: «Ok, rimani pure. Anzi, sai che ti dico: restaci pure dopo!».

Il sistema, come già detto, non è flessibile. Si spezza. Questa è la sacra produttività, la crescita infinita, il PIL, il capitalismo!

E la minaccia festeggia.

Così, col virus rimesso in libertà (o “permesso premio”, se volete), me lo sono finalmente beccato anch’io assieme a tutta la famiglia. Dopo 4 anni di prudenza che ho “felicemente” condiviso con amici, parenti e concittadini, oggi stufi e giustamente impossibilitati a seguire le “raccomandazioni”, ho potuto sperimentare questo simpatico incontro.

Intanto ve lo confermo: è diventato un banale raffreddore. Sto scrivendo dopo qualche giorno di sintomi lievi e nell’attuale completa assenza di essi, sebbene ancora positivo.

In famiglia seguivamo i vecchi obblighi, i vaccini, e oggi anche le raccomandazioni, perché abbiamo con noi una vispa e insostituibile nonna di quasi 90 anni. Si tratta della mia anziana madre che vive in un depandance vicina, autonoma e in ottima salute (la costringo a 7.000 passi al giorno, ma lei ne fa anche di più). Sfortuna ha voluto - chiamiamola così - che la versione di Covid che qualcuno ci ha passato era tra quelle a lunga conservazione. Sarà stata come nel sistema UHT del latte, e durante l’incubazione asintomatica l’abbiamo probabilmente passata anche alla nonna.

Essere anziani è sempre un problema. E mentre in noi “giovani e forti” esordivano i primi sintomi di un virus che ci faceva comunque un baffo, alla nonna - forte sulla carta - gli si inceppava la respirazione, la saturazione andava a farsi benedire, e la corsa in ospedale diventava inevitabile, in piena notte.

Lei è stata comunque fortunata: ha potuto contare su un’assistenza dedicata e immediata, in un rientro altrettanto immediato a casa, con medicine e piano terapeutico pressante, tra ossigenoterapia domiciliare finemente regolata ora dopo ora, cortisone, antibiotici, monitoraggio parametri in tempo reale, e così via. Meglio che una clinica privata. Mentre vi scrivo, posso dire che finalmente è fuori pericolo. Ma l’ossigenoterapia sarà ancora lunga.

Solo questa settimana, come vi dicevo, ne sono morti 163. Tutti anziani, o soggetti compromessi. E cosa se ne fa di questi soggetti la nostra bella società che deve andare comunque avanti?

Nulla! Non se ne fa nulla. Possono tranquillamente essere contagiati per poi subire un accanimento terapeutico quasi sempre in ritardo, costosissimo al SSN, e che sarà buono solo per prolungare la sofferenza di soggetti che la società ha già condannato, con le sue inutili “raccomandazioni”. Tanto vale fare come si fa ai cavalli con una zampa rotta!

Noi, per ora, ce la siamo cavata; e non tutti hanno la fortuna di poter intervenire e gestire tempestivamente e qualitativamente la cosa. Ad ogni modo la minaccia ha vinto lo stesso, spiegando i suoi effetti in una società già malata e in corsa per campare o arricchire qualcun altro. Sicché la minaccia stessa è come un batterio opportunista che si insidia facilmente nell’infezione (società malata), e la aggrava.

Chi mi segue sa che non è la prima volta che scrivo su questo argomento, ma esserne stato direttamente coinvolto - come successo in questi giorni - fa riflettere ancora di più. Siamo troppo permeabili a minacce naturali che potremmo facilmente controllare e sconfiggere, se solo avessimo il coraggio di guarire questa società inefficiente e malata.

Base foto: NadsonKbral da Pixabay

Commenta e interagisci
Vai all'articolo su Facebook
Vai all'articolo su Twitter
Scrivimi
Dona un caffè
La donazione fa giungere questi pensieri a più persone possibili.
Gli algoritmi di ricerca su internet, e quelli preferenziali dei social, non premiano cultura, pluralismo e contenuti utili e interessanti, ma fanno prevalere le banalità, le popolarità, l'intrattenimento, e la supremazia di informazioni mainstream promosse anche da incenti investimenti pubblicitari.
Questo progetto sarebbe invisibile senza costanti investimenti di autopromozione.
CONDIVIDENDO l'articolo e segnalando il sito e i profili social, contribuirai ancora meglio.

Pubblicato da

pgv-mini.jpg

P. Giovanni Vullo

In questa navicella spaziale, vado in giro a fare scoperte. Provo a capire come funziona. E ve lo racconto.