Chi ha paura della DaD?

Chi ha paura della DaD?

Il nuovo Anno Accademico si sta schiudendo presso le nostre università, ma il decreto fu emesso a suo tempo: la cosiddetta DaD, Ditattica a Distanza, è il male assoluto.

Cosa importa se l'istruzione universitaria in Italia è penosa? Se siamo penultimi in Europa per giovani laureati tra i 25-34 anni?

I problemi dell'istruzione sono tanti e noi, per non farci mancare davvero nulla, ne aggiungiamo sempre un tot. Un surplus per assicurarci di stare sempre tra gli ultimi. Perché non sia mai che la DaD possa aprire le porte dell'istruzione a quella consistente fetta di popolazione giovanile che vi rinuncia a causa dei costi di frequenza insostenibili da fuori sede.

Mantenere i propri figli “fuori casa” a studiare è sempre stato un problema considerevole, fatto di sacrifici e rinunce per gran parte delle famiglie. Ma tante, troppe, non riescono proprio ad aggiungere altri sacrifici a quelli che già fanno per arrivare a fine mese. E le conseguenze sono inevitabili: i figli devono rinunciare all'istruzione universitaria e darsi da fare cercando subito un qualunque lavoro (che non c'è!).

Ma la voglia di studiare esiste. Molti dati e approfondimenti di cui parlo qui li potete trovare sull'ultimo rapporto di AlmaLaurea (cfr: LINK ESTERNO). Osserviamo, ad esempio, una crescita costante degli studenti fuori sede. Nulla, tuttavia, se poi guardiamo all'inaccettabile tasso di rinuncia legato ai costi per mantenersi fuori casa; e quando si perde anche il treno per una borsa di studio è davvero finita.

L'alta specializzazione è il futuro di qualunque paese, attesa anche la progressiva e inesorabile automazione di tantissimi lavori - è il progresso, ed è giusto così - eppure in Italia non solo si tagliano i fondi alla scuola e la si cerca di distruggere in ogni modo, ma si trita ogni altra possibile “escamotage” per consentire quantomeno un temporaneo rimedio alle carenze. E' assurdo, davvero inconcepibile, aver bocciato la DaD negli atenei pubblici italiani. Impedire, a chi da fuori sede non potrebbe in nessun altro modo frequentare, di seguire - PERLOMENO SEGUIRE! - le lezioni da casa e sostenere gli esami in presenza.

La pandemia non è più un problema (non siamo d'accordo ma l'abbiamo capito…), e la DaD serviva solo in quell'emergenza.

Non è invece EMERGENZA l'ignoranza abissale che cinge le varie meningi di questo paese e - evidentemente - i suoi giovani; non è EMERGENZA l'essere fanalino di coda tra i laureati europei; non è EMERGENZA la carenza di figure altamente specializzate che non riusciamo più a formare nel numero necessario. No, per carità, tutto questo non è emergenza!

I nostri politici, e “illuminati” ministri, avranno anche dimenticato che l'offerta universitaria “a distanza” esiste da tempo ormai immemore. E' viva, vegeta, prospera e sforna tanti laureati ogni anno. Sono le famose Università Telematiche private, e ce ne sono anche di pubbliche, che permettono di svolgere online anche gli esami. Ma le rette da corrispondere a un'università di questo genere non sono indifferenti, talvolta solo di poco inferiori a mantenersi presso un ateneo fuori sede in una provincia limitrofa. Un ostacolo diverso ma con gli stessi effetti per le famiglie poco abbienti.

E' un dato che ci serve solo per osservare l'ennesimo e inaccettabile paradosso: la DaD va bene se la paghi profumatamente presso le università telematiche, ma non va bene se la ottieni dall'università frontale pubblica.

Dobbiamo dire altro?

E non dimentichiamo: tutto con buona pace del diritto allo studio costituzionalmente garantito, che in questo caso va anche lui a frasi benedire!

Base foto: Peter Fischer da Pixabay

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P. Giovanni Vullo

In questa navicella spaziale, vado in giro a fare scoperte. Provo a capire come funziona. E ve lo racconto.