Il nostro lato umano - che dovrebbe essere sempre l'unico nostro lato! - deve farci apprezzare le buone pratiche. Oggi gioisco perché sono consapevole di Statisti che lavorano affinché non ci sia più necessità dei sussidi, ossia quelle forme di sostegno al reddito erogate dai vari stati europei (e del mondo) alle persone senza lavoro. Qui in Italia, ad esempio, è arrivato da poco (2019) e sappiamo tutti che si chiama “Reddito di Cittadinanza”, o RdC.
Eliminare queste forme odiose di “aiuto” che sottolineano l'indisponibilità economica (non mi piace chiamarla “povertà”) è un vero tributo alla dignità umana. Nel frattempo si potrebbe magari smettere di attribuire queste connotazioni negative; ma non vorrei sognare, e farvi sognare, troppo.
Quello di cui si discute sempre più spesso è il meno famoso RBU, ossia il Reddito di Base Universale che spetterebbe a ciascuna persona per diritto di nascita: senza alcun tipo di vincolo e a prescindere dal suo stato sociale e occupazionale. Le sperimentazioni nel mondo sono tante, ma per giungere a soluzione ci vorranno ancora molti anni.
Nel frattempo rimango preoccupato. Perché le altre misure fin qui disponibili, come l'RdC nostrano che citavo prima, sono spesso oggetto di “guerre sante” tra chi li sostiene e chi li combatte.
Questo sfacelo di opinioni genera una comunicazione deprimente per i bisognosi, mentre i profittatori se ne infischiano e continuano ad approfittarne.
Diverse ricerche hanno posto l'accento sul problema della “mancata richiesta dei sussidi”. C'è gente che pur avendo necessità di essere aiutata non richiede gli eventuali sussidi che potrebbe ottenere. In tema di sperimentazioni RBU, l'ultimo studio ha preso in esame l'esperimento di Barcellona sul “reddito minimo garantito”, fino a € 1.675 mensili, e lo ha pubblicato l'Università di Cambridge lo scorso 29 luglio (cfr: LINK ESTERNO)
Questa ricerca ha preso in considerazione diverse variabili, come l'età, il livello di studio, il paese di provenienza. Ma alla fine non emerge un'evidenza precisa dal punto di vista sociodemografico e socioeconomico, mentre per il fattore “rinuncia o mancata richiesta” pare acquisire ingente rilievo il modo in cui le istituzioni comunicano queste misure ai potenziali beneficiari.
La cosa innervosisce parecchio, perché da una parte le istituzioni creano sussidi e fanno queste interessanti sperimentazioni, mentre dall'altra creano ostacoli che ne limitano o annullano i benefici. Infatti, pare che nella comunicazione, e dunque nel modo in cui le istituzioni si rivolgono ai cittadini, si determini un gap che ostacola o scoraggia chi potrebbe fare richiesta del sussidio.
Ed ecco che viene subito in mente lo scenario italiano che innervosisce ancora di più nel caso del Reddito di Cittadinanza, dove il problema di comunicazione osservato dallo studio (che in parte abbiamo anche noi) si arricchisce di una narrativa astiosa che detesta i poveri, ed è purtroppo promossa da alcune parti politiche. Una classe propagandistica e demagogica che si oppone a misure essenziali di welfare presenti da anni in tutti gli altri paesi europei, e che quegli altri politici, di ogni fazione, hanno mai pensato minimamente di contestare.
In uno scenario del genere accadono verosimilmente due cose.
La prima è che si accentua notevolmente il problema della mancata richiesta da parte di gente veramente bisognosa, la cui indigenza viene messa alla berlina da parte di taluni personaggi politici che quotidianamente solcano l'etere e imbrattano la carta stampata, cercando di far sentire dannatamente colpevole qualunque percettore di sussidi.
In secondo luogo si accentua la percentuale dei profittatori (i cd. “furbetti”), che non hanno certamente le remore appena osservate, ma anzi approfittano di buon grado di ogni eventuale problema di comunicazione e cortocircuito nei controlli, accelerando perfino nel timore che le costanti minacce di abolizione li lascino “a bocca asciutta”.
Ad avvalorare tali accadimenti le diverse occasioni in cui il presidente dell'INPS ha riportato una platea di potenziali beneficiari del RdC purtroppo ben più ampia di quella che attualmente si registra. Dunque siamo ben oltre l'innocente “errore” di comunicazione di cui si è occupato lo studio che vi ho citato.
E non si capisce nemmeno il perché, visto che il mondo intero è alle prese con sperimentazioni ben più avanzate rispetto al “povero” RdC, alfine di poter proiettare l'uomo verso uno stato evolutivo ulteriore e slegato dal lavoro quale fonte primaria di sostentamento.
Dante pare non essere mai vissuto, e non aver mai pronunciato quella benedetta frase nota a tutti (certi politici compresi): «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza». O dobbiamo chiederci per quale ragione tutti s'inchinino e citino questa illuminante frase, se alla fine la oltraggiano con politiche che disorientano perfino i poli magnetici terrestri!
Base foto: Omar Hadad da Pixabay
Gli algoritmi di ricerca su internet, e quelli preferenziali dei social, non premiano cultura, pluralismo e contenuti utili e interessanti, ma fanno prevalere le banalità, le popolarità, l'intrattenimento, e la supremazia di informazioni mainstream promosse anche da incenti investimenti pubblicitari.
Questo progetto sarebbe invisibile senza costanti investimenti di autopromozione.
CONDIVIDENDO l'articolo e segnalando il sito e i profili social, contribuirai ancora meglio.