«Potrò dubitare di tutto ma non del fatto che dubito», diceva Cartesio nel rivoluzionare il dubbio ed elevarlo come massimo sistema del pensiero e prova dell'esistenza. Qui lo vediamo in un ritratto del pittore olandese Frans Hals.
Pare che ci sia una presunta moda del dubitare su tutto. E di tutti, aggiungerei. E' una curiosa domanda posta da un utente su Quora, alla quale ho risposto frettolosamente qualche giorno fa. E mi è rimasta in mente come un tarlo. Sappiamo tutti che il “dubbio” è indispensabile per il progresso umano; senza di esso non avremmo inventato nemmeno la ruota. Ma parliamo dello stesso tipo di dubbi?
Il dubbio più elementare è quando vediamo qualcosa che è già buono e pensiamo se sia possibile migliorarlo. Abbiamo quindi il dubbio che non sia il massimo del buono che possa esistere. Ovviamente il dubbio è un principio fondante del pensiero: si parte sempre da un'apparente certezza e si mette tutto in dubbio. Anche nel metodo scientifico è così, al di là di ciò che è sperimentato e risulta già certo. Ma come già detto anche il certo, o ciò che "funziona", è suscettibile di miglioramenti.
E un atteggiamento del genere, che è parente stretto (strettissimo!) della riflessione, sarebbe moda? Mah! Ho i miei dubbi… (per stare in tema).
Nella vita di tutti i giorni non farebbe affatto male questa moda. Però la gente dei nostri tempi pare che abbia sempre la verità in tasca; altro che dubbi: soluzioni per tutto. E naturalmente le proprie soluzioni sono sempre migliori di quelle degli altri. Voi come la vedete?
Se esiste davvero questa “moda del dubbio” c'è sicuramente un gran fraintendimento. La prima cosa che viene in mente è che sia una moda del termine, e non dell'atteggiamento. Si usa, insomma, un termine sbagliato. Certo, al netto di quella società ipocrita che lo usa consapevolmente per approfittare di chi diffonde cultura, usando quelle parole e quei pensieri per ammaliare il proprio pubblico (vedi la demagogia dei politici). Ma tutto il resto del popolo usa “dubbio” per dire cose come: «Non ci credo… Chi l'ha detto… Non mi fido… C'è di meglio… C'è di peggio…». Ma questa è diffidenza, non è dubbio.
Il più delle volte non c'è alcuna ragione fondante per “dubitare” in chiave malfidente. Il sospetto non è quasi mai basato su elementi logici, ma è tale perché qualcun altro ha propagandato quel dubbio; e nella mente di chi lo ha ricevuto è rimasta solo la conclusione del “non mi fido". Perché? Perché lo ha detto Tizio!
Se oggi c'è una moda lontanamente somigliante al “dubbio” (ma lontanamente assai) è senz'altro la “moda dei malfidenti”. Stiamo attenti dunque, quando qualcuno si esprime con la classica frase a corollario «Ho i miei dubbi!», perché il più delle volte sono sospetti stupidi e privi di fondamento. Dietro non c'è mai un vero è proprio ragionamento, ma vari atti di fede verso cose lette e sentite con grande approssimazione e superficialità.
Per non farla troppo lunga: un malfidente è colui che non si pone alcun “perché”, o si pone quelli della propria ignoranza, ossia domande che avrebbero una risposta che egli semplicemente non conosce; un dubbioso ha invece una marea di “perché”, e per ciascuno di essi non esiste una risposta precisa. Il dubbio, inoltre, non è qualcosa di assoluto, e ce lo insegna Socrate che è il padre stesso del dubbio: quando lui pronunciava la sua famosissima frase «Io so di non sapere», in realtà lui stava già dicendo di sapere qualcosa, poiché rispetto agli altri era consapevole di non sapere. Gli altri, nemmeno di quello. E' il dubbio che si concilia con la verità!
Come vedete, la moda del dubbio sarebbe un altro - ma bellissimo - mondo.
Base foto: Cartesio in un ritratto di Hals (1649), pubblico dominio
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