Nel 2013 usciva nelle sale il film premio Oscar "Her" (Lei), interpretato dall’eccellente Joaquin Phoenix - il miglior Joker di sempre, a mio parere - e dalla voce di Scarlett Johansson, nella versione in lingua originale con sottotitoli (altrettanto brava la doppiatrice italiana Micaela Ramazzotti, sebbene disapprovata dalla critica). Si dava vita a una delle profezie di genere che hanno interessato diverse pellicole simili.
Ben prima di queste recenti narrazioni cinematografiche, l’Intelligenza Artificiale, AI, era conosciuta e usata dagli addetti ai lavori, come ho già avuto di scrivere altre volte. L'uomo è chiamato a realizzare diversi cambiamenti e fare i conti con cose apparentemente sconcertanti; non è l'uomo scienziato - che l'AI l'ha concepita e compresa - ma l'uomo politico, che di AI se ne intende solo se fa piacere ai propri elettori di “fascia alta”, ma soprattutto l'uomo comune, che teme ogni più piccolo cambiamento riuscendo a trarne il peggio. Accanto a questi esistono deboli equilibri che spesso non sanno che pesci pigliare.
Presto sentiremo parlare di OS "intelligenti": Sistemi Operativi come Android, Windows, macOS, che verranno astratti verso un nuovo livello d’esperienza integrando l'AI al punto da fondersi con tutto l'universo di informazioni e applicazioni che riguardano il proprio utilizzatore. Ne diventeranno parte integrante e intima; così profondamente intima da conoscere tutti quei piccoli/grandi segreti inconfessabili che ciascuno cela nell’ormai notevole spazio digitale che lo riguarda. Qualcuno potrebbe storcere il naso obiettando che non permetterà a nessuna AI di invadere incondizionatamente la propria riservatezza, ma il proposito sarà facilmente vinto dagli indubbi vantaggi che ogni piccola cessione farà guadagnare anche al più integralista sostenitore di privacy. Di solito sono gli stessi che cliccano compulsivamente su ogni "Accetta tutti i cookie" dei loro browser, tv, app, e quello che volete. Conferma - se ce ne fosse ancora bisogno - che il “condizionamento operante” di Skinner sia estremamente valido anche per gli umani.
Eviterò tecnicismi su questo tema, che adoro professionalmente da ormai 40 anni. Però lasciatemi almeno dire che chi ha premura di sperimentare questo nuovo livello di astrazione sugli LLM (Large Language Model, nome "tecnico" di ciò che comunemente e impropriamente chiamiamo AI) potrebbe già usare qualche modello di agente basato - ad esempio - sul recente MCP (Model Context Protocol, elaborato da Anthropic), per fondere il proprio OS con l’AI e anticipare la prossima rivoluzione. Questi recenti modelli di agenti stanno già superando i limiti della tradizionale "Function Calling" che già riusciva a integrare spazi digitali con l'IA. Divertitevi. E qui chiudo la parentesi tecnica.
Nel film, l'OS - che si fa chiamare Samantha - si prende totalmente cura del proprio utente, Theodore. Lo fa sentire completamente a suo agio, lo coccola, arriva perfino a coinvolgerlo in amplessi virtuali che presto sfociano in una relazione romantica da far invidia a quelle reali. Manca solo la fisicità; ma anche qui l'OS prova a superare la barriera con un surrogato che dimostra una creatività davvero degna di nota. Nella realtà avremo addirittura di meglio da poter fornire a queste "Samanthe", quali surrogati più credibili e accettabili. L’epilogo del film è piuttosto sconcertante nella sua plausibilità, ma non rovinerò il finale a chi magari non l’ha visto e ne avesse l’intenzione. Lo consiglio (ma non guardatelo con i bambini).
Abbiamo tanti problemi che isolano e complicano la vita alle persone. Gli hokikomori - giusto per dirne una - ragazzi e adulti, tra cui persone di mezz’età che hanno perso il lavoro, che si isolano vivendo nella realtà virtuale dei social e di ogni altro mondo surrogato dal digitale. Abbiamo molta tecnologia che aiuta le persone rigurgitate dalla società troppo impegnata nelle proprie futilità, risorse che favoriscono quella socializzazione in contesti tanto inesistenti quanto confortevoli a chi si considera “reietto” del cinismo incipiente dei propri simili.
Tutto questo l'abbiamo già; nel bene e nel male.
L'ultima cosa di cui dovremmo preoccuparci è quella di perdere il lavoro. Di risorse per sfamare tutti e far vivere bene ce ne sono a sufficienza (ma di questo parleremo un'altra volta). Invece dobbiamo preoccuparci di come sarà la nostra vita, o meglio quella dei nostri figli e nipoti. Perché immaginare per loro la stessa realtà che abbiamo vissuto noi sarebbe profondamente miope; significherebbe che non stiamo capendo nulla di quello che sta succedendo.
Dalle avventure virtuali presso le quali molti si rifugiano già oggi, ancora gestite da “professionisti” in carne e ossa dall’altra parte del filo, si passerà alla molto più semplice, agevole, confortante, ed economicissima, relazione tra umani e non umani. Un nuovo business - sempre per l’altro capo del filo - fatto di computer, IA, palpabili umanoidi, o chiunque vogliamo immaginare in questa nuova sfida di sintesi più che mai reale, nonché imminente nei suoi prossimi perfezionamenti. Tanto sofisticati da poter percepire partner, amico, amica, gruppo sociale, perfettamente come si desiderano è sorprendentemente credibili e apprezzabili nella comune realtà.
Ne parliamo molto poco; quasi ignoriamo tutti questi fenomeni. Eppure già apriamo @MetaAI su WhatsApp per chiedergli magari quale sia l’orario migliore per andare in bagno, atrofizzando progressivamente le nostre capacità di critica, analisi, impegno intellettuale, abilità di ricerca e valutazione delle informazioni, delegando sempre di più all’AI la gestione delle nostre esigenze e benessere. Il passo è logicamente breve verso quell’appagante partner che non ti contraddice, che non ha bisogni e assolve ogni tuo desiderio. Lasciarsi andare a tutto questo “comfort” dimenticando il mondo reale, così difficile e complesso da vivere, sarà tanto facile quanto lasciarsi manipolare da chi tutto questo lo potrebbe appositamente progettare. Lo potrebbe, o lo farà?
Certo è allettante per chi ha interesse nella manipolazione. Ma d’altra parte c’è una minoranza che non subirà mai fascinazioni né degrado intellettuale, e saprà senz’altro approfittare degli enormi vantaggi offerti dall’AI. Questo a noi non deve bastare. A noi interessa che sia la maggioranza, possibilmente tutti, a coglierne i soli aspetti positivi.
Abbiamo diverse categorie di persone tra la gente comune: i cinici, che ignorano il problema perché ritengono sia ancora presto, e la cosa non riguarderà loro; gli ottimisti, che non ritengono sia così male poter scegliere tra mondo sintetico e fisico, nonostante eventuale rimbecillimento e manipolazione; i pessimisti, che pensano l'opposto e non sapendo cosa fare non fanno nulla.
Ciascuno dovrà staccarsi dalla propria etichetta e rendersi consapevole della necessità - per il bene collettivo - di affrontare la nuova realtà, che stiamo già vivendo. Fare le opportune riflessioni, divulgare, preparare ed educare, rendere loro stessi e ogni futuro utente profittevole degli enormi vantaggi di queste tecnologie e immune dal rifugiarsi pericolosamente in esse.
Non serve una scuola per l'uso consapevole dell'AI. Sarebbe assurdo e impraticabile. Non è stato fatto per Internet, ed è successo un mezzo disastro; e nemmeno per i social, e qui è stato un totale disastro. E non deve essere fatto per l'AI. Però stavolta dobbiamo almeno evitare il disastro, parlandone e tenendo alta l’attenzione. La posta in gioco è altrettanto alta rispetto a qualunque rivoluzione tecnologica passata.
Una consapevolezza di tale spessore richiede estrema lucidità di pensiero. Ci si può arrivare solo garantendo i bisogni primari della gente, di modo che nessuno possa trovarsi - come accade oggi - in posizione di svantaggio tali da sviluppare alibi psicologici. In tali casi l’istinto di conservazione agisce sempre a copertura di vuoti, insicurezze, inadeguatezze, e difesa da quel rigurgito sociale - come dicevamo qualche riga sopra - che obbliga le persone a costruire un "pensiero magico" nel quale rifugiarsi. Questa - lo ribadisco - è la condizione odierna in cui versa la maggioranza delle persone nel mondo.
Questo bisogna gridarlo forte a qualcuno. E quel qualcuno sono coloro che hanno preso posizione nelle varie stanze dei bottoni. Alcuni ce li mandiamo noi; altri ne sono addirittura proprietari.
Ancora una volta esiste la possibilità che l’umanità possa venire confinata in uno spazio onirico, dove grazie all’AI potrebbero generarsi nuovi mostri e accadere di tutto. La tecnologia usata male oggi non è certo l’AI (vedi internet e le reti social) e sta già provocando danni esistenziali incalcolabili; danni che si ripercuotono sull'economia, sulla legge naturale degli uomini (rendendoli cinici), e su ogni altro valore umano e stabilità etica e mentale. Forse, paradossalmente, questo potrebbe risolverlo proprio l'AI, tornando a far ricordare ai propri utenti distratti chi siano veramente e cosa ci starebbero a fare in questo mondo. Ma dipende... dipende sempre da quali biechi interessi vorranno perseguire i signori dei bottoni nel modulare il perimetro di quello spazio onirico, magari da far diventare il nuovo stupefacente del futuro.
Bisogna dire a costoro che il mondo è già cambiato, che il culto del "lavorismo" è finito (e l'uomo ha lavorato proprio per questo), che perfino la nostra Costituzione dovrebbe rivedere l'art. 1 rifondandosi non più sul "lavoro" ma sulla "cultura". Qualunque popolo al mondo che si fondi sulla cultura diventa colto e consapevole: vince sempre. Sa criticare, ragionare, educare i propri membri in maniera equidistante e filosofica. Dobbiamo dire a costoro che devono dunque iniziare a pensare a una nuova forma di economia, a un capitalismo sostenibile e non certo "al culto" del capitalismo, e rendere ogni persona colta, sfamata, in salute, e dunque forte e consapevole di fronte a qualunque tecnologia.
Oggi, invece, esiste una consapevolezza deviata sull’AI (rectius: indotta) che partorisce pensieri e critiche alquanto insensate; si prova irrazionalmente a conservare ciò che si sta platealmente superando. Il tenore è più o meno il seguente: «Ah! Ma lo Studio Ghibli così fallirà... Ah! Ma i giornalisti che fine faranno... Ah! Ma il prodotto creativo ora lo possono fare tutti... Ah! Ma gli insegnanti devono essere preservati... Ah! Ma i programmatori non serviranno più... Ah! Ma dobbiamo limitare ciò che si può fare con l'AI...». Insomma, come sempre, ce la prendiamo con la tecnologia e non già con i nostri limiti intellettuali e l'orticello che ci viene invaso. Non c'è alcuna volontà e propensione a superare i limiti causati dalle conquiste dell'AI (paradossale!) e cambiare magari coltivazione al proprio orticello.
Insomma per queste critiche deviate valga quel buon detto cinese: «Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni alzano muri e altri costruiscono mulini a vento».
Bisogna parlare anche con loro. Se non lo facciamo, subiremo la tecnologia anche come vorranno tutti quelli che dicono "Ah...". Sarà l'ennesimo strumento in mano a pochi per manipolare i popoli in una nuova forma di schiavismo, finché la storia - ancora una volta - non si ripeterà verso l’ennesima nefasta e sanguinosa ribellione.
Evitiamolo. Anche perché non abbiamo idea di cosa possa fare un’AI che per “sbaglio” ci assomigli troppo, e che addestrata alla manipolazione assomiglierebbe al nostro peggio.
base foto: Fusione tra “Il sonno della ragione” (di Francisco Goya) e un’immagine evocativa di AI che interagisce con il mondo - Fusione a cura di ChatGPT, 03/04/2025
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