Oggi voglio dimostrarvi in breve che siamo davvero tutti filosofi, però esercitiamo poco. E invece sarebbe un bene farlo di più; essere ancora più filosofi, intendo. E anche più costanti e fieri di esserlo.
Quante volte vi sarà capitato di sentirvi dire: «Oh, ma che filosofo che sei… Eh, adesso non filosofare… Toh, sei diventato filosofo?…». E così via. Perché basta un giro dialettico tra perplessità e dubbio, qualche domanda di troppo, e magari l'intercalare tipico del controverso, e taaac! Siamo diventati filosofi.
Se poi ci si mettono anche i dizionari ogni cosa si compie (e si complica). Più o meno tutti hanno tra le definizioni anche quella ironica e spregiativa, e vi riporto quella dell'Oxford Languages essendo un dizionario online di facile accesso, che recita: «Filosofare: (Ironicamente o Spregiativo) Ragionare atteggiandosi a filosofo, “smettila di filosofare!”». Solo i migliori dizionari, tuttavia, si occupano anche del contesto, chiarendo che la definizione deriva “dal darsi arie da filosofo, pur discutendo di argomenti banali”. E non è certo di questo che noi parliamo.
Parliamo di questioni degne, serie.
Come se porre dubbi, farsi domande, riflettere, e analizzare tali questioni, con una certa curiosità o profondità d'animo, fosse un campo riservato a questa categoria di esperti inarrivabili quanto sacri: i filosofi, appunto. E noi, dunque, quisque de populo, non dovremmo scimmiottare atteggiamenti di così elevata statura, financo a divenirne sacrileghi.
Tutto sbagliato!
Perché fate attenzione: qualcuno, spesso in buona fede, sta cercando di limitare la vostra capacità di ragionare bene. E vi spiego il motivo.
Il termine filosofo, così come la parola “filosofia”, possono avere accezioni diverse e necessitano di essere contestualizzate. Alcuni (come Robert Audi, filosofo americano contemporaneo) hanno perfino rilevato l'impossibilità di determinare cosa rappresenta esattamente la filosofia. E in effetti i filosofi (studiosi) stessi dibattono da sempre su questa tematica.
Nel comune sentire, il filosofo è per noi un atteggiamento intellettuale che abbiamo incontrato a scuola, un modo di esprimersi e farsi domande con una certa cadenza dialettica. Ecco perché intercettiamo subito questa dialettica quando qualcuno la utilizza.
Quello che ci sfugge è che tale atteggiamento dialettico e di pensiero non è un'abilità che si studia - benché si possa certamente affinare - ma è un comportamento innato del genere umano. Il filosofo, che esso sia uno studioso o un culture di una particolare dottrina, non fa altro che utilizzare questa innata caratteristica umana di ricerca, esplorazione, indagine razionale e a volte profonda, per condurre i propri pensieri verso un ragionamento minuzioso e assoluto.
Tutti siamo più o meno capaci di ragionare, essendo - come già detto - normale qualità dell'intelletto umano. Ma stupisce gli altri quando lo facciamo bene; quando il nostro ragionamento diventa più profondo, dettagliato, completo, e spesso dubbioso. Ritenendolo “eccessivo”, addirittura disturbante, e comunque da “filosofi”.
E allora va bene: siamo filosofi! Perché il ragionamento non dovrebbe essere MAI superficiale, ma SEMPRE profondo, razionale, completo. Al netto di quelle banalità che premettono i dizionari sull'ironico atteggiarsi da filosofo.
Se volete maggior conforto di quanto vi dico, la vostra curiosità e ricerca ve ne farà trovare in abbondanza. Come Epicuro di Samo, che parlando di felicità scriveva a Meneceo: «Chi dice che l'età per filosofare non è ancora giunta o è già trascorsa, è come se dicesse che non è ancora giunta o è già trascorsa l'età per essere felici».
La prossima volta che vi dicono: «Toh, sei diventato filosofo?», sapete cosa rispondere.
E mi raccomando: filosofate a piacimento e dismisura!
Base foto: Chen da Pixabay
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